Page 109 - Antonio Canova
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Chiara a Venezia; per il Monumento a Canova ai Frari di
Venezia realizzò le statue della Pittura e della Architettura.
Nelle Gallerie dell’Accademia veneziana sono conservati il
bassorilievo con Ettore che rimprovera Paride, saggio del
secondo anno di studio; il bassorilievo con Enone che rifiuta di
curare Paride ferito; un busto in marmo raffigurante la città di
Venezia; una statua in marmo di Adone.
2. Antonio Diedo (Venezia, 1772-1847), figlio di un senatore e
magistrato della Repubblica, ricevette un’accurata educazione
umanistico-letteraria e studiò architettura “…nelle brevi ore di
riposo dalle occupazioni della scuola” (A. Diedo-F. Canotto,
Cenni sulla vita studiosa e civile del fu cav. Antonio Diedo, in
“Il Gondoliere e l’Adria”, XV (1847), 9, coll. 193-201).
Decisivo, in questo senso, fu l’incontro con Giacomo Albertolli,
nipote di Giocondo, e per suo tramite l’amicizia con
Giannatonio Selva, col quale Diedo iniziò un lungo e proficuo
rapporto di stima, discepolato e lavoro. Dopo la caduta della
Repubblica veneta iniziò la carriera come architetto,
partecipando al dibattito sull’architettura con i primi suoi
scritti, il Casino Villereccio (Venezia 1800) e il Discorso
sull’architettura (Venezia 1805), e iniziò a seguire a fianco del
Selva la riprogettazione del duomo di Cologna Veneta, nel
1805, e la ricostruzione della chiesa veneziana di San Maurizio,
nel 1806. Nel 1808 fu nominato segretario perpetuo e
vicepresidente dell’Accademia di Belle Arti di Venezia. Stretto
collaboratore di Leopoldo Cicognara, contribuì con lui e col
Selva a orientare i progetti e le realizzazioni architettonico-
urbanistiche sia degli anni napoleonici sia di quelli più difficili
della Restaurazione. Quando nel 1826 il Cicognara si dimise
dalla carica di presidente dell’Accademia, Diedo ne assunse pro
tempore la funzione fino al 1839 (Cfr. A. Bevilacqua, in
Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Ist. della
Enciclopedia Italiana, XXXIX 1991, pp. 766-769).
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