Page 13 - Antonio Canova
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“Canova tratto avria pianto dai marmi”: nuove
tracce canoviane in un carteggio neoclassico
di Fernando Mazzocca
A seguito delle importanti iniziative, espositive ed
editoriali, realizzate durante lo scorso anno per i
duecentocinquanta anni dalla nascita di Antonio
Canova la pubblicazione di questi materiali –
straordinari per tanti versi – offre un contributo
decisivo all’approfondimento della cultura figurativa
neoclassica tra l’ultimo quarto del Settecento e la
Restaurazione. La scelta, all’interno della vasta
raccolta di autografi di Giovanni Godi, delle lettere
trascritte e annotate con la consueta perizia da Anna
Mavilla (competenza già profusa nell’esemplare
impresa con cui nel 1992 ci ha restituito la richezza
dell’epistolario di Paolo Toschi) non è occasionale, ma
riconduce al ruolo dominante di Canova e ad un
ambito cosmopolita, quello romano negli anni esaltanti
del pontificato di Pio VI, fondamentale per capire
proprio la formazione e i primi successi del grande
scultore.
È significativo che la raccolta si apra con una
testimonianza relativa all’identificazione da parte del
suo autore del capolavoro con cui, poco più che
trentenne, confermava la sua gloria. Si tratta del
grandioso monumento funerario inaugurato nel 1792
in San Pietro per il pontefice veneto Clemente XIII, un
vecchio tradizionalista tanto diverso dal suo
predecessore il tollerante Benedetto XIV, che aveva
voluto confrontare le tradizioni della Chiesa con le
riforme dell’Illuminismo, e ancora più dal suo
successore il coraggioso Clemente XIV celebrato da
Canova, prima di lui, nel mausoleo dei Santi Apostoli
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