Page 18 - Antonio Canova
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dell’Alberti perché sicuro che quando vedrò a Rimini le
di lui opere, mi faranno avere quella sensazione che
non ho provata a Firenze. Di Michelangelo loderò il
buono, e niente dirò del cattivo; la Porta Pia tanto
decantata fa abbassare gli occhi che abbiano succiato
un po’ di buon gusto. Ho cominciato a veder l’antico,
mi sorprende ancor più di quello che m’immaginava,
ma fa compassione vederlo sì maltenuto ed in preda
alla barbarie degl’ignoranti”. Ancora più calzante
appare il confronto con Milizia e la sua violenza
polemica nella notazione sui cantieri architettonici
vaticani già criticati da Quarenghi: “Lavorano
assiduamente – sottolinea Selva – intorno la nuova
Sacrestia, ma buon Dio, che robba! L’Architetto ha
rivolto la schiena a S. Pietro, e niente badando al
grandioso di tal Fabbrica porta avanti la sua con parti
così secche, e meschine, che scomparirebbero ancorché
fosse isolata. La pianta è ancora così confusa che non
se ne può formare una giusta idea, subito che potrò
rilevare qualche cosa gliene manderò due segni”.
La notizia della scomparsa di Piranesi, un vero
protagonista che aveva segnato un’epoca e che era
stato un coinvolgente punto di riferimento per i veneti
a Roma, viene ricondotta in una dimensione privata e
prosaica: “Lunedì è morto il Sig.r Piranesi da breve
malattia, ma era molto tempo che sofferiva diversi
incomodi pe’ quali era divenuto fastidioso più del
solito. In sua casa era in continui dissapori con la
Moglie ed i figli ed erasi ridotto a farsi fare da
mangiare da un suo giovine perché si era fitto in capo
che volessero avvelenarlo. Non si può negare per altro
ch’Egli non sia stato un Valentuomo”. Comunque
questo evento sembra chiudere uno scenario, quello del
Neoclassicismo dei tempi eroici e delle riforme
illuminate poi travolte dalla Rivoluzione. Dopo tutte le
attese sembrano concentrasi sull’operato di Canova
divenuto il grande referente per una cultura figurativa
come quella italiana alla disperata ricerca della propria
idendità e di un nuovo primato.
Una serie di lettere testimoniano, in date diverse
soprattutto tra il 1805 e il 1818, il posto del Selva,
garantito anche da una lunga e profonda amicizia, tra i
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