Page 43 - Antonio Canova
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mantenne il suo titolo di arcivescovo di Taranto, con il quale era
solito firmare le proprie lettere a Canova e a Giambattista Sartori.
L’amicizia con lo scultore era iniziata nel 1807, quando Canova si
trovava a Napoli per discutere il progetto della statua equestre di
Napoleone in bronzo, commissionatagli da Giuseppe Bonaparte,
poi sospeso sia per il costo dei materiali, sia per l’incerto clima
politico determinatosi dopo la disastrosa campagna napoleonica di
Russia (cfr. P. Stella, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma,
Ist. dell’Enciclopedia Italiana, XVIII 1975, pp. 445-451; per i suoi
rapporti con Canova, si veda H. Honour, Canova and the
Archbishop of Taranto, in Oxford, China and Italy: Writings in
honour of Sir Harold Acton, a cura di E. Chaney e N. Ritchie,
Firenze, Passigli, 1984, pp.209-221).

2. Carolina Murat Bonaparte (Ajaccio, 1782-Firenze, 1839),
regina di Napoli (1808-1815).

3. Nel febbraio del 1813 Canova si era recato a Napoli per eseguire
i modelli dei busti in marmo dei sovrani, Gioacchino (La Bastide
Murat, Lot, 1767-Pizzo Calabro, Catanzaro, 1815) e Carolina
Murat. La lettera va probabilmente riferita all’estate del 1813,
comunque prima della battaglia di Dresda (26-27 agosto), che
vede Napoleone, al cui fianco ancora una volta Gioacchino Murat
combatteva, vincitore un’ultima volta contro le potenze coalizzate.

4. Francesco Maria Berio, marchese di Salza (Napoli, 1765-1820),
letterato e gentiluomo napoletano, fu autore di versi e di libretti
d’opera, bibliofilo e grande collezionista d’arte. Nel 1780 incontrò
per la prima volta Canova, cui commissionò, nel 1789, il gruppo di
Venere e Adone, che collocò in un tempietto appositamente
costruito nel giardino pensile del suo palazzo a Napoli, sede di un
celebre salotto letterario del quale fanno menzione i migliori
memorialisti del tempo, luogo d’incontro di intellettuali, artisti e
visitatori stranieri.

5. Canova aveva conosciuto Juliette Récamier (Lione, 1777-Parigi,
1849), celebre musa della cultura neoclassica, durante il suo esilio
italiano, dopo che Napoleone l’aveva costretta a lasciare Parigi nel
1811 per il moderato antibonapartismo del gruppo liberale che si
riuniva presso il suo notissimo salotto e perché compromessa dalla
sua amicizia con Madame de Staël. Approdata a Roma nella
pasqua del 1813, la Récamier era stata ricevuta la prima volta da
Canova nel suo studio “comme une statue grecque que la France
rendait au Musée Vaticain” (R. Chateaubriand, Mémoires d’outres-
tombe, II, Pléiade, Paris 1958, p.190). Da quel giorno lo scultore
aveva preso l’abitudine di passare ogni sera a salutarla e di inviarle
ogni mattina un omaggio accompagnato da un sonetto dell’abate
Giambattista Sartori. Nella successiva estate la Récamier fu ospite
di Canova ad Albano: nell’occasione lo scultore ne ideò il ritratto
idealizzato come Beatrice insieme ad un altro busto col capo
scoperto (cfr. F. Mazzocca, scheda 146, in Antonio Canova,
Venezia, Marsilio, 1992 (catalogo della mostra, Venezia, Museo
Correr, 22 marzo-30 settembre 1992), pp. 323-325).

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