Page 45 - Antonio Canova
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ANTONIO CANOVA A ANTONIO D’ESTE1
10 8bre 18
Mi consolo che siete arrivato sano e salvo, ma non
posso applaudire per niente l’imprudenza di non
esservi trattenuto a Massa, come ci avevate di colà
scritto; basta la cosa è fatta ed è riescita bene,
ricordatevi però di essere più cauto in avvenire.
[Riceverete] Avrete ricevuto le lettere che vi hanno
scritte tanto Alessandro2 quanto l’abate,3 perché non
vi hanno trascurato. Gran disgrazia che vi sia così
grande incetto di marmi, basta però, che noi possiamo
avere tanto il papa4 quanto il marte5, poi sarà quello
che Iddio vorrà. Già dall’abate avete sentito per mio
ordine, che il marmo per il piedestallo non dovrà essere
della stessa qualità di questo del Papa, ma bensì più
macchiato, onde far risaltare la statua. Io non dubito
per nulla che tutto questo abbia a proseguire con buon
esito, perché so bene quanta attività e buon giudizio vi
trovate avere.6
Salutatemi caramente Finelli,7 e *** , con tutti quelli
che credete; qui ognuno dello studio mi ordina di dirvi
tante cose, questi di casa poi doppiamente, ed io con
tutta l’anima mia vi abbraccio
Vostro Canòva
*Autografo: un foglio, una facciata.
A tergo: Al Sig.r Antonio d’Este/ Scultore, a Direttore del
Museo/ Pontificio a/ Carrara. Tracce di sigillo in carta.
1. Antonio D’Este (Venezia, 1754- Roma, 1837), cominciò la
sua carriera di scultore lavorando nello studio di Giuseppe
Bernardi detto il Torretti, dove ebbe inizio quell’amicizia con
Canova, entrato dodicenne nella stessa bottega per apprendere
l’arte della scultura, che sarebbe durata tutta la vita. Si stabilì
a Roma nel 1777 e dopo aver lavorato per Massimiliano
Laboureur aprì un proprio studio nel 1787, scolpendo opere
originali e copie dall’antico. Quando Canova si autoesiliò dalla
Roma giacobina nel 1798, gli affidò la soprintendenza
dell’atelier di cui D’Este assunse la direzione e
l’amministrazione nel 1800, al rientro dell’artista. Sebbene egli
continuasse a lavorare come scultore (realizzò anche vari
ritratti del Possagnese ora conservati a Roma, Napoli e
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