Page 251 - Antonio Canova
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rare, in parte utilizzate da Luigi Lanzi per la seconda edizione
bassanese della Storia pittorica della Italia e dal Cicognara per
la sua Storia della scultura. Bibliofilo e collezionista di incisioni
in legno e rame, viaggiatore curioso ed attento, fu amico di
artisti e letterati italiani e stranieri.
3. Nell’agosto del 1810 Canova era stato cortesemente ma
fermamente invitato a Parigi, tramite Martial Daru intendente
generale della Corona a Roma, per realizzare il ritratto della
nuova imperatrice, l’arciduchessa d’Austria Maria Luigia
d’Asburgo in veste di Concordia, a suggello del suo ruolo di
pacificatrice e della definitiva alleanza fra Austria e Francia
(Parma, Galleria Nazionale). Partito per la capitale in ottobre,
l’11 giungeva nel castello di Fontainebleau dove si metteva
subito al lavoro per modellare in creta l’effigie della nuova
sposa di Napoleone, tanto che il 27 il ritratto,
“somigliantissimo, per quello che ne dicono le persone che lo
hanno finora veduto” (cfr. Lettera di Canova a Quatremère, 27
ottobre 1810, edita in A. C. Quatremère de Quincy, Canova et
ses ouvrages ou Mémoires historiques sur la vie et les travaux
de ce célèbre artiste, Paris, Adrien Le Clere et C.ie, 1834, p.
378), era terminato. Sottoposto il busto all’approvazione
imperiale e presi i necessari accordi per l’esecuzione della
grande statua in marmo, contro un compenso di duemila luigi
più altri ottocento per le spese di viaggio, alla fine di dicembre
lo scultore rientrava a Roma, ad onta delle “onorifiche
esibizioni per trattenerlo in Francia” (la carica di
sovrintendente delle arti, la legion d’onore e un seggio in
senato).
4. Durante il suo breve ritorno a Bergamo, fra il settembre del
1810 e l’autunno del 1811, Quarenghi aveva rivisto la prima
figlia Teodolinda, ormai suora trentaquattrenne, e gli altri figli,
mandati in Italia nel 1794 dopo la morte della moglie, ma si
era anche trovato a dover rimediare ad affari sbagliati dei suoi
familiari. Sull’argomento cfr. anche la lettera n. 15, Quarenghi
a Giannantonio Selva, 15 giugno 1811.
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