Page 247 - Antonio Canova
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mi fa tocco coll’uniformarsi ad un mio sentimento ch’io
davvero non avrei mai ardito spiegare, ed è il
dispiacere che il Mecenate non avesse un’opera reale di
sua Creatura. Io sono già di tal Donna entusiasta, ed
incomincio ad essergli assai obbligato. V.E. non esiti a
rispondergli con un positivo ch’Ella saprà ben[e]
conciliare co’ suoi delicati riguardi, e mi perdoni se
liberamente le ho esposto il mio sentimento. Le bacio le
mani e rispettosamente mi protesto
Venezia li 20. Luglio 1794.
1. Luigia Giuli. Cfr. Girolamo Zulian a Giannantonio Selva, 19
luglio 1794, lettera n. 35 (Minutario Selva), nota 2.
37.
(2.)
Lettera di Luigia Ciulli1 al Cav.r Zulian da Roma li 12
Luglio 1794.
Eccellenza
Io non posso più tacere a V.E. un pensiere molesto che
da qualche tempo agita la mia anima; vedo il mio
ardire troppo grande; ma vedo grande anche il suo
perdono ed è tanta la venerazione che io ho per V.E. e
per il suo Canova che in ogni modo non posso far a
meno di palesare tutto quello che penso; devo però
avvertirla che non vi è persona che sappia questa mia
ardita confidenza perché non so se mi fosse stato
permesso il farlo. So che V.E. ha già veduto il gesso
della bella Psiche, ma non so se Lei sappia che questa
Statua viene giudicata dalli più grandi artisti e dal
pubblico di Roma la più perfetta Scultura ‹che› esista
dello scalpello di Canova. Mi permetta dunque che le
dica, che a me pare impossibile come V.E. e lo Scultore
medesimo abbiano da contentarsi che li soli gessi del
Canova (comuni ad altri) abbiano ad essere un
sufficiente possesso delle opere della sua Creatura. A
mio credere certamente che Pericle non si sarà
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