Page 52 - Antonio Canova
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carità (fra l’altro aveva donato la sua preziosa raccolta
numismatica al seminario di Padova), lo promosse vescovo
titolare di Mindo.
2. Forse uno dei numerosi collaboratori dello studio di Canova,
sempre oberato di commissioni, che lavoravano sotto la
supervisione di Antonio D’Este “con zelo straordinario”, come
ebbe modo di notare il pittore François-Marius Granet in
occasione della sua prima visita allo studio canoviano, nel 1809
circa (cfr. Stendhal (pseud. di H. Beyle), Œuvres intimes, a
cura di H. Martineau, Paris, Gallimard, 1966, p. 1146).
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GRUPPO DELLA PIETÀ1 SCOLPITO
DALL’ILLUSTRE CANOVA
No, non isculse artefice,
Cui diedero fama i carmi,
Questi che lutto spirano Misteriosi marmi.
Ma puro eccelso Genio,
che il vol spiegò dall’etra,
Nella dolente effigie
Foggiò la dolce pietra.
Celeste è l’opra: i fulgidi
Volti e l’eteree forme
Del duolo impresse serbano
Le vive traccie e l’orme.
Su nudo sasso ed ispido
Siede la madre afflitta,
come innocente tortora
Da rio quadrel trafitta
Dal capo in seno candido,
Simile a flutto infranto,
Le scende giù per gli omeri
Voluminoso manto:
Ambo le luci attonite
Volge diritte al polo:
La fronte atteggia in aria
D’inesprimibil duolo.
Dal sen che langue e palpita
D’immenso affanno carco,
Tenta il focoso anelito
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