Page 82 - Antonio Canova
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1. Si allude presumibilmente alla decorazione a fresco con
storie dell’Antico e Nuovo Testamento, eseguita fra il 1827 e il
1836 nella cupola della cappella Medici in San Lorenzo a
Firenze.
2. Pietro Tenerani (Torano di Carrara, 1789-Roma, 1869),
nato in una famiglia di scultori, si formò all’Accademia di
Carrara e nel 1814 giunse a Roma come pensionato
dell’Accademia carrarese. Poco dopo vinse il “Premio
dell’anonimo” istituito da Canova e fu ammesso nello studio
del danese Bertel Thorvaldsen, di cui divenne il principale
collaboratore fino al decennio successivo, aderendo in questa
prima fase della sua attività allo stile del maestro.
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LE NOZZE D’ERCOLE CON EBE1
È noto che non potendo Ercole resistere ai tormenti
cagionatigli [dall’esser vestito] dall’aver rivestito la
tunica avvelenata col sangue di Nesso, e mandatagli in
dono da Dejanira, innalzò sul Monte Eta a se
medesimo un rogo dal quale, poiché si fu per voler di
Giove purgato nelle fiamme da tutte qualità mortali,
salì all’Olimpo. L’Artista ha rappresentato le nozze che
dopo tale avvenimento il semidio celebrò con Ebe.
Giunone placata gliela concede in moglie alla presenza
di Giove, e dell’altre Deità maggiori mentre le Grazie
vengono a coronar di rose la sposa e la Vittoria reca ad
[Ercole] Alcide l’ultima corona, quella cioè che a lui si
debbe per aver superato lo sdegno di Giunone. Amore,
ed Imeneo colle loro faci accese, e circondati dall’Ore
che danzando per l’aria gli accompagnano, muovono a
[celebrar gli] solenizzar gli sponsali. Alla manca di
Giove stanno Nettuno, e Cibele seduta sul leone suo
simbolo: le sta dappresso il Dio Pane, e dietro alla Dea
sono pure Venere, e Marte e in distanza da loro il
geloso Vulcano. Plutone siede alla destra di Giove, e
[lo] guarda Ercole con sembiante severo come
ricordevole di quando egli osò nel suo regno. Cerbero
pure contro gli latra perché ei fu per Alcide incatenato,
e tratto dalle tenebre dell’inferno all’odiata luce del
giorno. Il frigio Ganimede, coppiere del [***], mesce ad
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