Page 88 - Antonio Canova
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Massimiliano Giuseppe re di Baviera. Tutte le opere, i cui
soggetti dovevano alludere alle nozze e alla funzione di governo
del sovrano austriaco, sarebbero poi state illustrate da incisioni,
eseguite da autori anch’essi veneti, allievi del Cipriani, nel bel
volume commemorativo Omaggio delle Provincie Venete alla
Maestà di Carolina Augusta Imperatrice d’Austria, uscito in
due edizioni a Venezia nel 1818 dai torchi di Alvisopoli. Giunta
a Venezia, l’impegnativa scultura fu esposta con le altre opere
dal 24 maggio al 5 luglio 1818 nella grande aula
dell’Accademia, di cui Cicognara (che nell’occasione dava alle
stampe La lettera sulla statua rappresentante la Musa
Polimnia scolpita dal marchese Antonio Canova) era
presidente. E sempre a Cicognara toccò di accompagnare a
Vienna la marmorea creatura, in occasione della consegna del
prestigioso “omaggio” (dipinti, sculture, oggetti di arredo
destinati all’appartamento privato della coppia imperiale nella
Hofburg); in segno di riconoscenza l’imperatrice Carolina
Augusta gli consegnò quattordici medaglie d’oro per gli artisti
veneti, e a lui, che si era fatto promotore dell’esemplare
impresa mecenatesca, fece dono di una scatola di brillanti. A
La Polimnia di Canova offerta dalle Provincie Venete a S. M.
Imperatrice e regina (Venezia, Alvisopoli, 1818) dedicò un’ode
anche il bassanese Giuseppe Bombardini.
2. Teresa Casati (Milano, 1787-Buccinigo, 1830), nata in una
famiglia aristocratica di proprietari terrieri, sposò il 14 ottobre
1806 il conte Federico Confalonieri. Quando il marito, a
seguito dell’insurrezione scoppiata nel marzo del 1821, fu
arrestato dalla polizia austriaca, processato e condannato a
morte dalla Commissione di seconda istanza con l’accusa di
essere stato designato dai federati piemontesi e lombardi come
l’uomo che avrebbe dovuto formare un governo provvisorio ed
organizzare una milizia cittadina in Milano, Teresa con il
fratello Gabrio e lo suocero, il vecchio Vitaliano Confalonieri,
partì per Vienna. Qui, il 28 dicembre 1823, fu ricevuta
dall’imperatrice Carolina Augusta (episodio cui allude
esplicitamente la lirica), dalla quale ottenne la promessa di
intervenire affinché la pena venisse commutata; ma
l’imperatore, ricevendo il 24 dicembre gli altri familiari, oppose
un gelido rifiuto. Ritornata a Milano, la contessa promosse una
petizione di grazia che raccolse le firme della più qualificata
aristocrazia lombarda e fu portata a Vienna da Gabrio Casati
con una lettera dell’arcivescovo Gaysruck. Finalmente, l’8
gennaio 1824, l’imperatore si decise a commutare la pena
capitale con il carcere duro a vita da espiare nella fortezza
morava dello Spielberg. Invano Teresa si recò più volte a
Vienna per supplicare la riduzione della pena o il trasferimento
in un carcere più umano; nel 1829 arrivò persino a elaborare
un piano per l’evasione del marito, che fallì. Già gravemente
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