Page 89 - Antonio Canova
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malata, la contessa Confalonieri morì l’anno successivo, dopo
aver inviato un’ultima supplica all’imperatore Francesco I, che
non ricevette risposta.
3. Il conte Francesco Leopoldo Cicognara (Ferrara, 1767-
Venezia, 1834), coltissimo studioso ferrarese trapiantato a
Venezia, scrittore e pittore non dilettante, mecenate, bibliofilo,
teorico, conservatore, amministratore, figura attivissima e
altresì controversa del suo tempo, fu amico e biografo di
Canova, con il quale iniziò la sua lunga e sempre più stretta
amicizia nel 1807, quando, venuto a Roma per distrarsi in
seguito alla scomparsa dell’ancor giovane consorte,
Massimiliana Cislago morta a Pisa il 6 gennaio 1807, si
commosse, nello studio dell’artista, alla vista del bassorilievo
della Marchesa di Haro de Santa Cruz che gli richiamava il suo
recente lutto. In tale occasione Cicognara, che aveva ripreso a
dipingere, fece anche un ritratto di Canova. Lo scultore ne
avrebbe invece realizzato un “busto colossale”, iniziato
probabilmente nell’inverno del 1821 quando l’effigiato si
trovava a Roma con la seconda moglie, Lucia Fantinati vedova
di Nicolò Foscarini, ricordato dallo stesso studioso nella sua
biografia canoviana come “mancante degli estremi tocchi” per
la morte dello scultore (L. Cicognara, Biografia di Antonio
Canova, Venezia, Missiaglia 1823, p. 70). Il Cicognara, che a
suo tempo aveva accolto con entusiasmo l’albero della Libertà,
ebbe parte attiva anche in numerosi maneggi politici e
diplomatici di varia importanza: nell’ottobre del 1796, a
seguito della prima campagna napoleonica d’Italia, venne eletto
a far parte della delegazione ferrarese a Modena che incontrò
Bonaparte, e fu da lui nominato presidente della giunta di
Difesa generale, carica che assolse per tredici mesi. Nel
novembre 1797 venne nominato membro del Corpo legislativo
della Repubblica cisalpina a Milano, e nel gennaio successivo
ministro plenipotenziario della Repubblica presso i Savoia a
Torino, dove giocò un ruolo di primo piano nell’indurre
all’abdicazione Carlo Emanuele IV di Savoia. Ebbe incarichi
importanti, come membro del Consiglio di Stato, anche nella
Repubblica Cisalpina e nel Regno d’Italia. Nonostante i molti
impegni non gli mancò il tempo di viaggiare attraverso
l’Europa settentrionale fino al 1807, quando si ritirò dalla vita
politica per dedicarsi interamente allo studio. Accolte le
dimissioni da Napoleone, si trasferì a Venezia dove venne
nominato presidente dell’Accademia di belle arti alla morte di
Almorò Alvise Pisani, nell’aprile del 1808. Quale presidente
(carica che tenne fino al 1826 e che segnò il periodo più intenso
e produttivo della sua vita di storico e critico d’arte, di
ordinatore e gestore delle raccolte pubbliche, di maestro
ascoltato e di studioso acuto e originale), Cicognara iniziò
un’opera di profonda ristrutturazione dell’istituto e un suo
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