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governatore di Parma, assieme al Della Fragna, anche se era stato
costretto a dimettersi quasi subito, il 15 maggio 1516, solo due mesi
dopo essere entrato in carica, per i continui scontri tra il presidio
francese e le fazioni dei Correggesi, dei Sanvitale e dei Pallavicino.
Da quel momento il conte si ritirò nel suo feudo di Montechiarugolo,
dove morì e venne sepolto il 7 settembre del 1518.
Il ritratto ora ritrovato venne dipinto dopo la nomina a governa-
tore5, che è riportata nella lettera, e quindi deve necessariamente
datarsi tra la primavera del 1516 e la morte dello stesso Torelli, so-
pravvenuta nel settembre del 1518. Non ritengo infatti che si trat-
ti di un’effigie post mortem, sia per vivace resa delle fattezze sia,
soprattutto, perché la commissione sembra trovare una plausibile
motivazione nel desiderio del conte di sottolineare la prestigiosa po-
sizione raggiunta grazie all’appoggio del re di Francia. Proprio l’oc-
casione della visita di Francesco I a Montechiarugolo, nel dicembre
del 1517, potrebbe avere determinato nel nobile parmense la volon-
tà di celebrare i propri fasti con un ritratto.
Rimane da chiarire la questione più importante, quella relativa
all’artefice della tela, sul quale la casa d’aste non aveva espresso al-
cuna indicazione. Va detto allora che proprio sul finire del secondo
decennio del Cinquecento il panorama artistico parmense era in fase
di profonda trasformazione, dal momento che erano ancora attivi i
principali esponenti della locale scuola tardoquattrocentesca, quali
Cristoforo Caselli ed Alessandro Araldi, ma si stavano affaccian-
do sulla ribalta i nuovi protagonisti del Rinascimento parmense,
il Correggio, che si sarebbe trasferito a Parma solo all’inizio degli
anni Venti, il suo seguace e collaboratore Francesco Maria Rondani
e Michelangelo Anselmi, forse già presente in città nel 1516. Questi
giovani artisti non erano ancora affermati e avrebbero avuto la me-
ritata notorietà solo dopo la loro partecipazione al cantiere di San
Giovanni Evangelista.
Una fase di transizione era in corso anche all’interno della bot-
tega di Pier Ilario e Michele Mazzola, che, dopo la scomparsa del
fratello Filippo nel 1505, avevano condiviso diverse commissioni e
ora stavano curando l’istruzione dei nipoti, il mediocre Zaccaria e,
soprattutto, il geniale Francesco. Tra i pochi che hanno provato a
distinguere le mani dei due zii del Parmigianino vanno ricordati al-
5 In realtà la carica di “gubernator armorum” era più militare che politica.
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