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trascorso in Toscana, altri elementi ci inducono a contestare l’iden-
tificazione proposta. In effetti, se il Francesco in questione fosse il
figlio di Pomponio, l’esecuzione dovrebbe collocarsi verso la fine del
secondo decennio del Seicento, in palese contrasto con lo stile del
dipinto e lo stesso abbigliamento del Torelli, che sembrano apparte-
nere agli inizi del secolo precedente. Leggendo più attentamente la
lettera vergata in elegante stile cancelleresco scopriamo allora che è
indirizzata a un Torelli governatore di Parma e condottiero regio,
che è senz’altro riconoscibile nel Francesco nato a Montechiarugolo
attorno al 1470 e morto a Parma il 6 settembre del 15184. Figlio di
Marsilio e di Paola Secco, si schierò al fianco di Carlo VIII al tempo
della sua discesa in Italia, partecipando alla battaglia di Fornovo,
e il 26 ottobre 1499 fu tra i feudatari che prestarono giuramento a
Luigi XII, il quale gli conferì il comando di una compagnia. La lealtà
del fratello maggiore Cristoforo nei confronti di Ludovico il Moro,
anche dopo la sconfitta di quest’ultimo a Novara (1500), spinse però
il re di Francia a occupare le terre dei Torelli e ad affidarle a due
suoi luogotenenti, il De Priè e il Gimel. Francesco nel marzo del
1501 supplicò il sovrano di restituirgli il feudo, ottenendo, il 6 ago-
sto, che il governatore di Milano, Georges d’Amboise, concedesse
il perdono e riconsegnasse metà delle terre confiscate. La coabita-
zione con l’inviato del re, il Gimel, non fu semplice, anche perché il
francese tratteneva l’intero importo delle tasse, e così il Torelli, per
risolvere la questione, decise di acquistare l’altra metà del feudo. Il
17 febbraio 1504 venne concluso l’accordo e due anni dopo, con il
saldo dell’ultima rata, Francesco tornò ad avere il pieno controllo
dei possedimenti paterni, mentre il fratello Cristoforo si ritirò nel
feudo di Coenzo, ereditato dalla moglie Ippolita Sanseverino. Nel
1515 Francesco I, re di Francia, nominò il Torelli capitano di cin-
quanta lance e due anni più tardi, il 14 dicembre 1517, gli concesse
l’onore di una visita nel suo castello di Montechiarugolo. L’ascesa
politica di Francesco era culminata, nel frattempo, con la nomina a

   4 Ivi, pp. 582-583; ma si vedano anche L. Molossi, Vocabolario topografico dei
ducati di Parma, Piacenza e Guastalla, Parma 1832-34, pp. 222-224; A. Pezzana,
Storia della città di Parma, V, Parma 1859, pp. 202, 332, 347, 412-413, 424-426;
L. Smagliati, Cronaca parmense (1494-1518), a cura di S. Di Noto, Parma 1970,
pp. 70-71, 73, 75-76, 93, 158, 161, 185, 187-191, 193-194, 196-197, 201, 205-206,
208-210, 212, 222-223, 225; da questi testi è desunta la gran parte delle notizie di
seguito riportate.

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