Page 119 - Antonio Canova
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imperiale di Pietroburgo, prima sotto Caterina II, poi sotto il
figlio di lei, Paolo I, salito al trono nel 1796, e poi ancora sotto
il nipote prediletto di Caterina, Alessandro I, a partire dal
1801, rimanendo al servizio sia della corte dell’imperatore, sia
della corte dell’imperatrice madre Marija Fëdorovna, vedova di
Paolo I. Anche numerosi esponenti dell’aristocrazia russa
furono suoi committenti. Il ritorno in Italia, più volte
programmato ma sempre procrastinato, avvenne solo tra la fine
del 1810 e il 1811, in pieno periodo napoleonico. Ripartito per
la Russia, l’architetto morì a Pietroburgo nel 1817.

2. Sull’architetto Giannantonio Selva cfr. Selva a Luigia Giuli,
12 ottobre 1799, lettera n. 1, nota 1.

3. Il conte Bonomo Algarotti, fratello di Francesco, morto nel
1764.

4. Maria Fortunata, “tutta brillante, e tutta spirito” come lo
stesso Quarenghi la descrisse nel 1775 in una lettera al
Temanza, apparteneva alla famiglia bergamasca Mazzoleni,
con cui il Quarenghi mantenne molteplici relazioni anche
durante il soggiorno in Russia. L’architetto l’aveva sposata a
Bergamo nella chiesa di Sant’Agata del Carmine, in Città alta,
il 31 luglio 1775, onorando la “promessa verbale” fatta nel
precedente viaggio del 1772. A Roma, dove nacque
Teodolinda, e poi in Russia, Maria Fortunata diede a
Quarenghi quattordici figli: morì di parto a Pietroburgo il 22
agosto 1793 (2 settembre secondo il nostro calendario). Dopo
la sua morte Quarenghi, precipitato nello sconforto, fece di
tutto per perpetuarne la memoria: curò la pubblicazione presso
Giambattista Bodoni di un volumetto di poesie in suo onore, ne
fece trasportare il corpo a Bergamo per seppellirlo in patria,
commissionò ad un ignoto artefice di Pietroburgo un
medaglione con la sua effigie.

5. Il pensiero e l’opera di Tommaso Temanza (Venezia, 1705-
1789), ingegnere idraulico (come tale lavorò a Roma dal 1762
al 1767), architetto, erudito e scrittore d’arte, cui spetta il
ruolo di più intelligente interprete delle istanze razionalistiche
nella pratica del costruire, furono per la maturazione del
Quarenghi architetto un importante riferimento culturale.
Quarenghi considerava Temanza (stella di prima grandezza nel
variegato universo architettonico veneziano attorno alla metà
del sec. XVIII, nonché figura di primaria importanza per tutta
la successiva letteratura architettonica, storica e d’idraulica
lagunare) suo maestro ideale, “come quel unico che in questo
guasto secolo mi puol dirigere per la buona e vera strada per
arrivara a qualche cosa nell’Architettura” (cfr. Giacomo
Quarenghi architetto a Pietroburgo. Lettere e altri scritti, a
cura di V. Zanella, Venezia, Abrizzi editore, 1988, lettera n. 5,

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