Page 155 - Antonio Canova
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il loro scopo è di farsi conoscere ancor di fuori, il
Corifeo de’ quali è un certo Tomas ora de Tomon,7 che
Lei deve aver conosciuto in Roma doppo la mia
partenza. Lei non mi dice nulla più nè della Capella
Pellegrini in S.to Bernardino di Verona né dell’altra
opera a cui l’aveva pregato di farmi asociare, forse non
si continuano o son cattive, la me ne dica qualche cosa
lo prego quanto mai. Io mi porto molto bene se non che
comincio a sentire il peso degl’anni ed un poco ancora
delle fatiche e molto poi le circostanze attuali, doppo
che non ho avuto sue nuove ho terminato tre
grandissime fabriche, l’ultima delle quali d’un immensa
grandezza, questa è una casa d’educazione per le
Damigelle nobili,8 che è stata universalmente
compatita, ma più da magnifichi regali delle Loro
Maestà Imperiali, il loro intiero contentamento e
sodisfazione, è stato per me della più grande
sensibilità, faccio incidere qualche cosa del mio e
specialmente queste fabriche, ch’averò tutta
l’attenzione di fargliela tenere. La Principessa Galizjin
assai sovente mi dimanda delle sue nuove e parla di Lei
come Lei merita. La prego ancora di dirmi se è mai
comparso il Vitruvio illustrato dal Marchese Poleni,9 e
se è sortita qualch’opera di merito ch’abbia rapporto
alle bell’Arti. Se mi vuol favorire di risposta mi farà
molto piacere di farlo subito, ma non così laconico, Lei
sa il piacere che provo quando son seco, perciò la me lo
procuri. La mi ami come l’amo e stimo e la mi creda
quale con tutta l’anima mi dico il suo aff.mo amico il
Cavalier Jacopo Quarenghi.
li 7 agosto 1808.
* Autografo: un foglio, una facciata e un terzo.
A tergo: A Monsieur/ Monsieur Antoine Selva Architecte/ très
célèbre/ à Venise
1. Questa lettera, insieme ad un’altra datata 23 aprile 1812
(quindi posteriore al definitivo ritorno in Russia del
Quarenghi), è citata da Francesco Lazzari nella memoria
Dell’edificio palladiano nel Monastero della Carità, ora
porzione dell’I.R. Accademia delle Belle Arti in Venezia,
Venezia, Giuseppe Molinari, 1835, pp. 20-21, n. 4.
2. Quando nel 1807 il governo francese dispose che
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