Page 217 - Antonio Canova
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di conte dall’imperatore d’Austria. Conobbe e iniziò la sua
lunga amicizia con Canova nel 1796 a Roma. Nel 1809
avrebbe pubblicato a Firenze, presso Molini e Landi, il volume
Opere di scultura e di plastica di Antonio Canova descritte da
Isabella Albrizzi nata Teotochi. In seguito pubblicherà l’intera
opera canoviana in quattro volumi, con le relative incisioni,
editi a Pisa tra il 1821 e il 1824. Nel 1824 uscirà anche
l’edizione inglese. In segno di riconoscenza verso l’editrice delle
sue opere, nel 1812 Canova donerà all’Albrizzi la testa di
Elena.
6. Si tratta del Compianto della Contessa de Haro: nel 1806
Canova aveva ricevuto dal marchese de Haro de Santa Cruz,
ciambellano del re di Spagna Giuseppe Bonaparte, la
commissione di un monumento funebre da erigere in una
chiesa di Madrid per la figlia, pittrice di miniature, morta nel
sonno a sedici anni. Nello stesso sarcofago, ornato di ghirlande,
avrebbe voluto essere sepolta anche la madre (che morirà il 14
giugno 1808), ma il progetto venne abbandonato dopo la
condanna a morte del committente e la confisca, nel settembre
1808, dei suoi beni, con l’accusa di tradimento contro la
monarchia bonapartiana. A quella data Canova aveva già
eseguito il rilievo per la fronte del sarcofago, con la figura della
giovane estinta, composta sul suo letto di morte e attorniata
dalla madre, dai tre fratelli e dallo sposo (Possagno, Gipsoteca,
n. 174).
7. Giovanni Battista Balestra (Bassano, 1774-1842), si era
stabilito a Roma nel 1803, dove eseguì numerose stampe di
opere canoviane. Su disegni di Giovanni Tognoli realizzerà due
rami riproducenti la statua della Polimnia, con la musa ripresa
rispettivamente da sinistra e da destra. La prima delle due
tavole, terminata nel luglio del 1817, verrà inserita nel
sontuoso volume commemorativo Omaggio delle Provincie
Venete alla Maestà di Carolina Augusta Imperatrice d’Austria.
18.
pubb.a
(8.)
Al Cav. Canova 21. Genn. 1815
Scrissi nel tempo che fummo bloccati una Dissertazione
sulla Voluta jonica,1 che letta a qualche amico la
giudicarono [d] non indegna della pubb.a luce, e mi
incoraggiarono a darla alle stampe come feci, ma ebbi
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