Page 62 - Antonio Canova
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maggiore impegno sicuro che oltre il talento nel Arte lei
capisce bene che le prime opere in grande sono per lo
più quelle che fissano il nome a un Artista.
Io desidero sempre di venire a Roma, ma questa
ostinata distrazione nel piede me lo impedisce per ora
come pure questo quadro per la Granduchessa che
trattandosi di ritratti conviene ultimarli subito per che
non mutino nella fisionomia. Mia moglie3 e li Amici le
tornano mille saluti, mi voglia bene mi comandi e mi
creda per sempre
Aff.o Amico
P. Benvenuti
P.S.
Tanti saluti a Camuccini,4 e alla Sig.a Matilde5
*Autografo: un foglio, due facciate.
1. Giovanni Degli Alessandri (Firenze, 1765-1828) aveva
iniziato la sua carriera come paggio del granduca Pietro
Leopoldo; nel 1785 subentrò al padre Cosimo nel duplice ruolo
di “Ciambellano delle Loro Maestà” e di senatore, oltre che di
consigliere di Stato e del Municipio, barone dell’Impero e
conservatore dei Monumenti di Scienze ed Arti. Nel 1796 fu
nominato vicepresidente dell’Accademia di Belle Arti, incarico
di cui ottenne solenni ed encomiastiche riconferme nel 1799 e
nel 1802. Nel periodo di passaggio del potere dai Lorena ai
Napoleonici, si dedicò con particolare cura alla gestione
dell’Accademia e dei Musei fiorentini. Nel 1811, alla morte di
Tommaso Puccini, assunse la direzione degli Uffizi, incarico che
gli fu riconfermato nel maggio 1814 con il rientro dei Lorena e
la restaurazione del granduca Ferdinando III. Pietro Benvenuti
ne ritrarrà l’effigie nell’impeccabile quadro Elisa Baciocchi e la
sua corte, 1812-1813, dove, in una scena che occupa sedici
metri quadrati di tela, intorno alla granduchessa sono
raffigurati dignitari ed artisti.
2. Canova aveva conosciuto Giovanni Degli Alessandri (una
sorta di paralleleo, per Firenze, del Cicognara a Venezia) nel
dicembre 1802, quando, sulla via del ritorno da Parigi, si era
fermato a Firenze, dove ebbe inizio la loro profonda amicizia
(ogni qualvolta passava per Firenze, lo scultore soggiornava a
palazzo Degli Alessandri, dove il nobiluomo aveva allestito un
atelier di scultura al pianterreno). I due avevano iniziato a
corrispondere, scambiandosi idee e opinioni sulle opere di
scultura classica, sugli artisti fiorentini a Roma e sui visitatori
stranieri, in relazione alla Venere commissionata a Canova per
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