Page 63 - Antonio Canova
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gli Uffizi da Ludovico I di Borbone re d’Etruria, allo scopo di
colmare il vuoto lasciato in Galleria dalla celebre Venere
Medicea sottratta dalle armate francesi nel 1802. Scambio
epistolare poi fittamente ripreso nel 1816 quando, rientrato a
Firenze l’originale ellenistico, la statua canoviana,
l’emblematica Venere Italica, fu trasferita a palazzo Pitti. Nel
1815, insieme a Pietro Benvenuti, Giovanni Degli Alessandri
raggiunse Canova a Parigi per assicurare il ritorno a Firenze
delle opere d’arte razziate dai francesi nel 1799 (sull’epistolario
Canova-Degli Alessandri cfr. Antonio Canova. Alcune lettere a
Firenze (1801-1821). Inediti dall’Accademia di Belle Arti, dagli
Uffizi, dalla Biblioteca Nazionale Centrale e dall’Archivio di
Stato, a cura di A. P. Torresi, Ferrara, “Liberty house”, 1999).

3. Vittoria Monti, figlia dell’avvocato fiscale del Campidoglio,
conosciuta durante gli anni di studio nell’Urbe e sposata prima
del rientro in Toscana, dove il pittore giunse il primo giugno
1804, dopo essere stato nominato direttore dell’Accademia
delle Belle Arti di Firenze.

4. Vincenzo Camuccini (Roma, 1771-1844), studiò pittura
sotto la guida di Domenico Corvi, stimato maestro e
accademico di San Luca. Nel 1789 copiò la Deposizione di
Raffaello per l’Earl of Bristol, opera già significativa della sua
interpretazione neoclassica di Raffaello, e presto cominciò a
ricevere commissioni per dipinti di soggetto classico, storico e
mitologico, in cui si volse ai più severi esempi di Jacques-Louis
David, conquistando una notevole reputazione con vaste tele di
grandioso effetto compositivo, che dovevano assicurargli
l’ammirazione del pubblico e fare di lui il protagonista della
pittura ufficiale in Roma (La morte di Virginia, 1793-1804; La
morte di Cesare, 1793-1807). La sua fama crescente lo faceva
accogliere, nel 1802, nell’Accademia di San Luca; nel 1803 Pio
VII lo nominava direttore dei mosaici di San Pietro; dal 1806 al
1814, come principe dell’Accademia di San Luca, divenne
arbitro incontrastato della pittura romana. Passata la tempesta
napoleonica (che tuttavia non aveva nociuto al pittore, che
durante il dominio francese in Roma ebbe onori e ordinazioni),
Pio VII, reintegrato nei suoi domini, lo nominava nel 1814
ispettore alla conservazione delle pubbliche pitture in Roma,
carica che mantenne fino al 1824 (cfr. A. Bovero, in Dizionario
Biografico degli Italiani, Roma, Ist. della Enciclopedia Italiana,
XVII 1982, pp. 627-630).

5. Forse Matilde Meoni (Livorno, 1779-Fiesole, 1858), pittrice,
miniaturista e copista vissuta fra Roma e Firenze, più nota
come Matilde Malenchini dal nome del marito Vincenzo, un
notabile livornese del quale rimase vedova. Iniziò la sua
carriera nel 1807, realizzando vari dipinti e copie dai quadri
della Galleria degli Uffizi, e si dedicò anche alla litografia,
disegnando il Ritratto di Scipione De’ Ricci. Con un pensionato

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