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altro lavoro stabile a Soragna? tari fra il 1743 e il 1760.
Sull’ammodernamento architettonico della In un inventario dell’aprile 1712, rinvenuto
Rocca dovuto a Giampaolo Meli Lupi ha fatto da pochissimo nella Biblioteca Corsiniana a
recentemente un poco di luce Bruno Colombi, Roma, viene nominata come “dipinta tutta”
notando pure come Leandro Alberti nel 1581 solo quella nel torrione al primo piano, la stes-
ancora ricordasse il marchese come “huomo sa dalle cui storie parietali furono tratte le sei
saggio, virtuoso et de’ virtuosi amatore, et un copie su tela citate nel medesimo documento.
altro Mecenate”. Il medesimo studioso ha inol-
tre resa nota, sempre nell’ambito del processo Poco dopo il 1760 crollarono le pareti ester-
del 1556, la spontanea testimonianza di uno ne del torrione angolare. Ma che il ciclo fosse
spettatore circa le decorazioni ante 1543, quella già stato danneggiato, lo ricordò Luigi Sanvitale
di Damiano Concari, per le “belle pitture et altri nel 1857, mentre poco prima, nel 1816, Casimi-
melioramenti... e depinture assai”: “questo io lo ro Meli Lupi in una nota di diario aveva riferito
so perchè essendo putto andando a scuola pas- che le “pitture a pianterreno... erano già guaste
savo appresso alla Roccha et qualche volta interamente”. Dalla camera di Susanna nel tor-
andavo di dentro et vedevo lavorare”14. rione a pianterreno si crede che provenga lo
stupendo frammento con “Amore che incocca
Come rilevammo nel libro del 1976, le infor- l’arco” (fig. 1), che fu tolto dal muro con l’into-
mazioni oggi disponibili sui “molti, et molti naco presumibilmente in quello stesso 1816,
luochi”, ossia stanze, affrescati da Nicolò del- come prova l’elegante cornice in stile Impero
l’Abate sono purtroppo alquanto scarse. In un che tuttora l’incastona. A seguito di divisioni
atto notarile dell’11 marzo 1563, si parla del ereditarie l’opera passo in proprietà d’Antoniet-
“thalamo vulgo appellato «la camara de la Mu- ta Meli Lupi, per essere riscattata alla sua morte,
se»”, andata distrutta probabilmente alla fine del verso il 1929, dal principe Negrone e reintegra-
Seicento con la costruzione dello scalone d’o- ta così nel patrimonio della Rocca soragnese.
nore. La sicuramente nicoliana “camera inferiori Alle ampie relazioni stilistiche esistenti fra il
appellata «La camera dei cingari»” veniva men- particolare d’affresco e i lavori certi di Nicolò
zionata il 31 gennaio del 158515. dell’Abate rammentate nel 1976, si può aggiun-
gere la rispondenza perfetta del panneggio tur-
Ripassando le notizie già rese note, bisogna binante con le bandiere presenti nel disegno
rimarcare che il “ricco, e maestrevole adorna- raffigurante una “Battaglia di cavalieri” agli
mento di detta Rocca” ricordato dal Faticoso Uffizi di Firenze16.
Milanese nel 1589 va identificato senza dubbio
con quello abatiano. E poi assai attendibile che Nel gennaio del 1967 vennero ritrovati fortu-
la decorazione sia la stessa degli “appartamenti nosamente sulle pareti interne del locale posto
nobilissimi” citati nel 1653 dal Calandrini, so- nel torrione al primo piano due spezzoni di fre-
prattutto grazie alla “Sala, ove un giorno intie- gio con “Giochi di putti e amorini” (figg. 2,3).
ro, il Sommo Pontefice Paolo Terzo Farnese si Fu però verso i primi mesi del 1990 che Giu-
trattenne” in quel 20 giugno del 1543. Plausibil- seppe Borlenghi diede modo, durante lavori di
mente l’autore si riferisce alla grande “camera tinteggiatura nell’adiacente sala d’Ercole, di
dei cingari” a pianterreno, o a quella d’Ercole giungere alla presente e importantissima sco-
soprastante, entrambe comprese fra il torrione perta che permette ora una ricostruzione pres-
d’ingresso e il torrione d’angolo sulla sinistra soché definitiva dei relativi affreschi, abbastan-
della facciata; nel quale torrione angolare stava- za diversa da quella che tentammo nel 1976.
no altre due camere corrispondenti ma più pic-
cole. La serie di quattro stanze fu menzionata Grazie all’accorto restauro eseguito da Ga-
infine in una relazione del 1695 e negli inven- briele Calzetti nel giro di alcuni mesi17, sono
state recuperate le impronte delle quattro “Sto-
14 B. COLOMBI, op. cit., vol. 1, pp. 255-256, 259 (al 2 giugno 1542), 277 (nota 15), 338-339.
15 B. COLOMBI, op. cit., vol. 1, p. 259.
16 Cfr. M. TANZI, Nicolò dell’Abate, in Disegni emiliani del Rinascimento, Modena, 1989, p. 160, con f. a fronte.
17 Della scoperta e del restauro ha dato puntualmente notizia B. COLOMBI, Tornano alla luce le fatiche di Ercole, in
“Gazzetta di Parma”, 2 marzo 1990, p. 13, con ff.; IDEM, Ercole è tornato all’antico splendore, in “Gazzetta di Parma”, 29
giugno 1990, p. 14, con ff.
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