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relativi agli affreschi con “Storie di Tarquinio” mo una riproduzione assai leggibile, va data
già in Palazzo Torfanini a Bologna; eseguiti po- con ogni sicurezza al grande Parmigianino la
steriormente a quelli di Soragna. Come anche “Suonatrice di violone con putto e tre Dee” in
appare analoga alle parti più libere del dise- collezione privata a Boston (fig. 23), un’opera,
gno, maggiormente costruito, raffigurante un forse non finita completamente, che è stata
“Re a cavallo col suo seguito fermato da un proposta al dell’Abate per la prima volta dal
contadino” agli Uffizi di Firenze, finora ascritto Ragghianti e più recentemente al Mirola dalla
all’ambito del veneto Pomponio Amalteo25, ma De Grazia27. Riguardo invece al supposto “Ri-
per noi spettante con sicurezza al dell’Abate. tratto di Caterina de’ Medici” nel Museo di
Budapest, ne va segnalata la replica, di dimen-
Il disegno preparatorio per il particolare del- sioni maggiori, già nella collezione Auspitz a
la giovenca nell’“Ercole e Caco” è poi lo stesso Vienna, data alternativamente al Parmigianino
che traspare dai colori nel frammento soragne- e al Cavazzola28.
se con “Amore che incocca l’arco” e il medesi-
mo che è emerso nelle zone inferiori abrase Giuseppe Cirillo - Giovanni Godi
della scena con “Ruggero che fugge dal castello
di Alcina” nel ciclo già in Palazzo Torfanini e P.S. - Nell’occasione della seconda stampa
ora nella Pinacoteca Nazionale a Bologna. dello scritto ci premuriamo di segnalare, per la
fortuna critica di Nicolò dell’Abate a Busseto e
Tutto ciò ci sembra determinante per abban- Soragna, l’uscita dal riserbo di Sylvie Béguin
donare il nome del maestro cremonese quale (Nicolò dell’Abate: favole, forme e pittura, in La
esecutore parziale del ciclo eracleo, che va pittura in Emilia e in Romagna. Il Cinquecento.
quindi riconsegnato in toto al modenese; presu- Un romanzo polifonico tra Riforma e Contro-
mendo eventualmente la collaborazione di un riforma, v. II, Milano, 1995, pp. 148, 150, 152
qualche allievo stretto soprattutto dopo la rea- con f., 155, 168, nota 57), la quale in sostanza
lizzazione delle prime scene. Infine poco va conferma quanto da noi proposto nel 1976.
aggiunto alla ricostruzione della svolta culturale
e stilistica attuata da Nicolò dopo la permanen- Va poi ricordato che il raffinato Giampaolo
za a Soragna e a Busseto circa fra il 1540 e il Meli Lupi fece impiantare di fronte alle quattro
’43. Nei documenti per ora noti l’artista riappa- stanze abatiane nella Rocca soragnese un “Giar-
rirà il 22 maggio del 1545 per contrattare la pala dinetto” la cui recinzione venne autorizzata il 2
in San Pietro a Modena, secondo noi dopo es- giugno 1542. Una pianta del 1553 in Archivio di
sere tornato al lavoro nella Rocca di Scandiano. Stato a Milano (cfr. B. Colombi, op. cit., 1986, v.
1, p. 259, v. 2, f. a p. 103) mostra la semplice
Ci si permetta anche di ricordare alcune svi- area rettangolare al di là del fossato, delimitata
ste occorse nella monografia del 1976, come da una parte del suo muro di contenimento e
l’appartenenza al Parmigianino, e non al del- con accesso dal mastio isolato; a sua volta col-
l’Abate, della “Caduta di S. Paolo” a Vienna, legato da un ponticello al locale d’ingresso del-
delle “Tre teste” nella Galleria Spada a Roma e l’edificio posto a capo del quartierino dipinto
dell’incompiuto “Ritratto di giovane donna con circa fra il 1540 e il ’43.
turbante” sempre a Vienna26; come forse è del
Mazzola pure la minuscola “Madonna col Bam-
bino” di un’asta milanese. Oggi che ne abbia-
25 C. FURLAN, Temi profani nell’Amalteo, cat. della mostra, Spilimbergo, 1980, p. 42, f. 36.
26 Cfr. P. ROSSI, L’opera completa del Parmigianino, Milano, 1980, nn. 37, 51, 46.
27 D. DE GRAZIA, Bertoia, Mirola and the Farnese court, Bologna, 1991, p. 158, f. 2.
28 C. HORNIG, Cavazzola, Monaco, 1976, p. 130. A proposito di ritratti ascritti a Nicolò dell’Abate, ci sembra che il
“Ritratto di bambino con la statuetta della Fama” nella Memorial Art Gallery di Rochester (S. BÈGUIN, op. cit., 1986, pp. 48-
50, con f.) appartenga piuttosto alla cerchia del parmense Girolamo Bedoli: la BERGAMINI (op. cit., p. 278) infatti ritiene l’at-
tribuzione “affatto improbabile”; mentre supponiamo che sia d’anonimo toscano verso la seconda metà del Cinquecento il
“Ritratto di giovane cavaliere di Malta con in mano un elmo” in collezione privata, proposto al maestro modenese da W.
BERGAMINI, (op. cit., p. 278, f. a p. 317).
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