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ca Nazionale a Bologna.                                   al lato destro della scena con “Ercole che ucci-
   Nel 1990 notammo che in corrispondenza                 de l’Idra”) si trovasse qui, come proponemmo
                                                          nel libro del 1976.
della cornice superiore del fregio si trovava
traccia di un sottostante intonaco dipinto, come             Della scena di destra sempre nella parete
tuttora si può vedere anche da un foro nell’im-           corta ad ovest (la terza del ciclo) s’è ritrovato
pronta della mano di Alcmena. Se ne deduce                nel 1990 un modesto frammento con parti del-
che Nicolò rinnovasse una decorazione quat-               la cornice superiore, di un bosco e di una testi-
trocentesca proprio come nella stanza adiacen-            na incappucciata in modo tipicamente abatiano
te del torrione angolare, ove sotto ai suoi due           (fig. 13). La zona inferiore alla destra del lacer-
fregi con “Giochi di putti e amorini” emersero            to andò distrutta per l’apertura di una porta
nel 1967 due interessanti fregi araldiani.                (che fu otturata di nuovo nel 1904) di certo
                                                          verso l’ultimo lustro del Seicento, quando ven-
   Il ciclo eracleo proseguiva dunque sulla pa-           ne persa la possibilità di accedere alla conco-
rete corta (di metri 6,15) ad ovest, adiacente al         mitante stanza nel torrione d’angolo attraverso
torrione d’angolo. Ne rimangono metà del fre-             quelle situate verso il giardino; che furono
gio di sinistra con un “Falcone da caccia” (fig.          abbattute per far posto allo scalone d’onore.
5), la metopa mediana con la figura simbolica
della “Speranza” e l’intero fregio di destra con             I due frammentini di nuovo occultati e quel-
“Leone in lotta con un orso e gazzella morta”             lo rimasto a vista non consentono dunque di
(fig. 6), nonché la colonna di centro ricoperta           conoscere i soggetti delle due scene eraclee
da tralci di vite (fig. 10). L’ubicazione originaria      che occupavano la parete di testa. Si sa co-
dei frammenti è documentata da due foto scat-             munque che Francesco della Nave aggiunse
tate nel 1960: la prima riproduce la sola zona            nel 1685 due tele di sua invenzione con “Iole
mediana prima dello stacco, l’altra una veduta            ed Ercole che fila’’ ed “Ercole che libera Esiene
per angolo della stanza dopo il distacco degli            dal mostro marino” ad una serie di sette copia-
intonaci dai muri.                                        te dagli affreschi due anni prima da Domenico
                                                          Spottarelli; forse perché i due rispettivi murali
   La parte sinistra della prima metà del fregio          erano malamente leggibili? Conosciamo pure
andò distrutta presumibilmente nel 1904 con               che nel 1712 esistevano in due stanze al primo
l’apertura della porta attuale comunicante con            piano della Rocca dodici grandi copie dal ciclo
una delle stanze ricavate nel torrione angolare,          originario, così mancherebbero soltanto quattro
a meno che non fosse già in cattivo stato, al             soggetti. Fra i più probabili si possono suggeri-
pari della sottostante scena eraclea (la seconda          re quelli d’“Ercole e Cerbero”, “Ercole che saet-
del ciclo). Se di questa fossero esistiti brani           ta il centauro Nesso” ed “Ercole che lotta coi
consistenti, si può presumere che sarebbero               Centauri”, riprodotti in incisione dal Caraglio.
stati salvati col metodo dello strappo. Nel 1990          Infatti si sa che ben cinque delle storie sora-
intravvedemmo due piccoli frammenti longitu-              gnesi conservatesi intere o frammentarie dipen-
dinali del suo lato destro (che poi purtroppo             dono da analoghe incisioni19. Ricordiamo pure i
non sono stati lasciati a vista) con un brano di          soggetti d’“Ercole con i mostri dello Stinfalo” e
paesaggio comprendente animali in alto e un               d’“Ercole con la cerva cernitica”, utilizzati dal
brano di panneggio in basso. I lacerti d’affresco         medesimo Nicolò dell’Abate in un fregio di
e l’assenza dell’impronta permettono infatti di           Palazzo Poggi a Bologna20.
escludere che la figura di “Iolao” (appartenente

    19 Ricordiamo che tre di queste incisioni, servite anche per gli affreschi (di debole qualità e di tarda epoca) in Palazzo
Vicedomini a Reggio Emilia, vennero utilizzate per i rilievi nel cortile di Palazzo Marino a Milano.

    20 Va notato che allo scomparto del fregio bolognese con “Ercole che uccide l’Idra” corrisponde un disegno appena
variato e senz’altro autografo passato come del “Circle of Nicolò dell’Abate” alla Christie’s (Important old master drawings,
cat. dell’asta, Londra, 1 luglio 1986, lt. 29, con f.). Riguardo ad un altro disegno a chiaroscuro, di formato rotondo, con
“Scena cortese in un interno” passato per Christie’s (Fine old master drawings, cat. dell’asta, Londra, 8 aprile 1986, lt. 29,
con f.) con l’ascrizione corretta a Nicolò, ci sembra conveniente segnalarne l’appartenenza alla serie di tre, analoghi per
tecnica, dimensioni e bucherellatura ad uso di spolvero, presso il Louvre a Parigi, gli Uffizi a Firenze e il Castello di
Windsor; mentre l’esistenza di un quinto pezzo è testimoniata da una copia a Monaco (S. BÈGUIN, Dessins inédits de la
periode italienne de Niccolò dell’Abbate, in “Arte antica e moderna”, n. 13-16, 1961, p. 230, f. 102 a; IDEM, Mostra di Nicolò
dell’Abate, cat., Bologna, 1969, pp. 88-91, ff. 30-31). La loro realizzazione sembra collegabile all’attività minore svolta dal-

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