Page 129 - Antonio Canova
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1798), pittore scozzese, archeologo e mercante di antichità di
grande abilità e dilomazia, che fu anche buon amico di Canova.
Presente a Roma già nel 1742, nel 1748 aveva visitato la
penisola per approfondire la sua conoscenza delle opere dei
grandi artisti italiani tra i quali apprezzava soprattutto
Domenichino e Guido Reni. Tra il 1760 e il 1775 eseguì una
serie di dipinti con scene ispirate ai poemi omerici che gli
furono commissionati da turisti inglesi e successivamente incisi
da Domenico Cuneghi. Nel 1782 ebbe incarico da Marcantonio
IV Borghese di affrescare la Sala XIX del Casino di Porta
Pinciana con Storie di Paride, che per la raffinatezza
d’esecuzione e l’erudita complessità della trama, si porranno
come modello per gli artisti contemporanei. Come archeologo
partecipò, con brillanti risultati, agli scavi di Ostia, Tivoli,
Castel di Guido e Monte Cagnolo.
4. L’incisore Giovanni Volpato (Bassano, 1735-Roma, 1803),
operoso a Roma dal 1771, dove era approdato dopo la
formazione presso la celebre calcografia dei Remondini, nella
città natale, e la prima autonoma esperienza di incisore presso
lo studio di Josef Wagner a Venezia. Nell’Urbe era stato accolto
da quello stesso ambasciatore Girolamo Zulian che vi avrebbe
invitato il giovane Canova, ed aveva goduto della protezione
dell’Hamilton.
5. Il veneziano Abbondio Rezzonico, nipote del papa Clemente
XIII e Senatore di Roma, futuro grande mecenate canoviano,
che fu amico e protettore di Quarenghi. cfr. Quarenghi a
Abbondio Rezzonico, 3 febbraio 1803, lettera n. 12, nota 1.
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