Page 75 - Antonio Canova
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di entrare in un affare sì delicato, tanto più che
conosco bene il naturale del Senatore che per quanto
buono è però impetuoso, onde troverei bene prima di
prevenire il Berti acciò ci rimedi da per se stesso. Sento
con piacere che pensi alla prova di studio del quarto
Anno.

 Tornando a’ miei occhi indeboliti più da un
medicamento sbagliato che da altro m’inqietano
moltissimo giacché doppo nove mesi che non ò fatto
quasi niente ancora non vogliono lasciarmi applicare,
ora vi à anche contribuito una fiera costipazione di
testa che mi presi nel Ment[***] e che ancora mi
seguita, giacché richiama gli umori sulla testa,
speriamo nella buona stagione. Gradirò moltissimo le
relazioni del quadro di M.er Vicar1 intanto ‹ho› il
piacere di confermarmi costantemente suo

                                                         Aff.o Amico
                                                  Pietro Benvenuti

‹P. S.›
Tanti saluti a Camuccini e agli Amici

*Autografo: un foglio, due facciate.

1. Probabilmente il pittore Jean Baptiste Wicar (Lille, 1762-
Roma, 1834), che ne 1787 si era recato a Firenze per
collaborare alle illustrazioni della Galerie de Florence,
pubblicata nel 1789. Fu in seguito a Roma, dove rimase fino al
1793, manifestando decise opinioni rivoluzionarie. Rientrato a
Parigi, fu per breve tempo imprigionato dopo la caduta di
Robespierre. Tornato in Italia nel 1795, dove prese parte alla
requisizione di opere d’arte da inviare in Francia, nel 1802
acquistò un grande studio a Roma. Eletto all’Accademia di San
Luca nel 1805, l’anno successivo fu nominato direttore
dell’Accademia di Belle Arti in Napoli, ma nel 1809 ritornò a
Roma. Il quadro al quale allude Benvenuti è probabilmente la
Resurrezione del figlio della vedova di Naïm, una grande tela di
570x900 cm (ora al Musée des Beaux-Arts di Lille) dipinta a
Roma fra il 1809 e il 1815, che nel 1816 verrà spedita a
Londra ed esposta al London Museum di Piccadilly, meglio
noto come Egyptian Hall per lo stile architettonico della sua
facciata, che includeva l’unica sala londinese ove fosse possibile
esporre dipinti di grande formato.

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