Page 231 - Antonio Canova
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che lo riguarda, mi fo coraggio di supplicarla di far
rimettere sollecitamente l’acclusa al Sig.r Vitali1 nella
quale lo informo della improvvisa mancanza
dell’Ecc.mo Cav.r Zulian, perché egli unitamente alla
Sig.ra Luigia sua Padrona di Casa procurino di
disporre l’animo dell’Amico alla funesta nuova, e
prevenire l’impressione ch’essa far gli potrebbe alla
lettura di qualche lettera che credo gli [sti] sia stata
scritta senza i dovuti riguardi. Canova ha perduto un
Mecenate ed un appoggio per veder con di lui
soddisfazione condotta a fine la commissione avuta del
Lavoro Emo, ma son certo che lo ritroverà in V.E. e
siccome io sono stato sempre a parte credo conveniente
di comunicarle quel ch’egli pensava in tal proposito.
Parmi sia circa un anno che il Cavalier mi mostrò
una lettera di Canova nella quale gli esprimeva che il
Procurator Capello gli avea esibito di scrivere
all’Ecc.mo Senato per chiedere una somma a conto
dell’avanzato lavoro, e ne dimandava il di lui
consiglio; io cercava di persuaderlo a ciò permettere
per l’interesse dell’Amico, ma egli mi rispose che non si
dovea farlo perché era di lui opinione che in tal affare
non si trattasse di prezzo ma che il Senato avesse data
al Canova un’annua pensione tenendo che ciò fosse
d’ambe le parti più decoroso. Egli per altro mi proibì di
farne parola; né a Canova ne diedi mai il minimo
motto, benché con dispiacere, non sapendo se ciò
avesse potuto piacere all’Amico.
V.E. mi perdonerà la libertà che mi ho preso di
troppo trattenerla spinto dal mio zelo per l’Amico, e mi
approfitto ancora di tale occasione per protestarle la
mia divota servitù, e per raccomandarmi al suo
patrocinio. E baciandole riverentemente la mano ho
l’onore etc.
*Nel margine, in alto a sinistra:
Pubb.a
1. Pietro Maria Vitali (Bergamo, 1755-1830), discendente da
un’antica famiglia della piccola nobiltà bergamasca, aveva
conosciuto Canova a Firenze nell’ottobre del 1779 durante il
viaggio che li portava a Roma, dove alloggiarono entrambi a
Palazzo Venezia, allora sede dell’ambasciata della Serenissima,
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